Placanica - La storia
L'etimologia di Placanica è controversa. In “La Guida di Placanica. Storia ed Arte”, Maria Pia Divino afferma che “Placanica, originariamente Paganica (dal latino pagus 'villaggio') potrebbe derivare anche dal greco Placanica 'ricca di plaka' ovvero di pietre litiche, oppure da pla e nike 'tra battaglie' ricordando dunque di essere stata fondata da superstiti scampati a qualche battaglia”. Il resoconto di Fiore del 1691 la indica come “picciola terricciola ma situata in luogo eminente e forte, cinta di mura con castello, in aria perfetta, quale Barrio e Marafioti la dicono Pacanica dal fiume Pacanico che gli corre a lato, né altro rapportano, che la sola fertilità del Territorio, di frumento, legumi, vini, ogli, seta ed ogni altro necessario al vivere umano, con deliziose cacce nelle montagne e nelle marine”. È lui a riportare la notizia che “il nome Placanica deriva secondo gli antichi dal fiume che era 'navigabile e piscilentum'”. Il Fiore menziona anche il fatto che anticamente il paese era conosciuto con il nome Motta, termine con cui veniva indicata una fortezza in posizione elevata, tipica del periodo normanno.
Secondo la tradizione ribadita più volte nel corso dei secoli, l'origine di Placanica risale al movimento migratorio dei monaci orientali che, in fuga dalle orde mussulmane e dalle lotte iconoclaste, tra il VII e X sec. giunsero il Sicilia e in Calabria in ceca di luoghi idonei alla preghiera e alla meditazione. I monaci dalla costa risalirono i corsi d'acqua stabilendosi sulle colline, in anfratti naturali nascosti da fitti boschi. A Placanica giunsero risalendo il fiume Precariti all'inizio del XI sec. per fermarsi sull'altura, a nord del luogo, dove in seguito fu costruito il castello. Di fronte ad esso, a qualche centinaio di metri, edificarono la chiesa dedicata a san Basilio Magno.
Attorno al cenobio bizantino sorse il centro storico intitolato a san Leonardo, patrono dei malati, dei carcerati e delle partorienti, vissuto nel VI secolo. L'origine bizantina di Placanica è confermata dalla toponomastica locale. Il primis, la chiesa matrice è dedicata a san Basilio Magno; nell'area del comune si trovano la chiesetta del Salvatore, la chiesa di san Nicola di Mira (santo del IV sec.), la chiesa di santa Marina (siriana del V sec.), la chiesa di santa Caterina di Alessandria (vergine e martire del IV sec.). Il territorio di Placanica inoltre comprende le frazioni di Sambrase (da san Biagio) e Santa Domenica (da santa Ciriaca). Alcuni di questi luoghi sono andati perduti nel corso dei secoli, come le chiese di santa Marina e san Nicola, che trovavano posto di fronte all'attuale canonica, delle quali abbiamo menzione nelle visite pastorali del 1700.
La presenza dei monaci bizantini fu determinante per lo sviluppo del primo nucleo abitativo del paese in quanto non si limitarono alla sola vita contemplativa, ma parteciparono alle attività giornaliere dei pastori e dei contadini, dando loro consigli e suggerimenti di vita pratica, nonché apportando nuove colture nelle campagne.
Dalla seconda metà del 1200 al 1806 Placanica divenne un feudo retto da un signore che godette di ampi diritti e privilegi tipicamente feudali sui propri vassalli e sulle proprie terre. Sappiamo che dopo la vittoria a Tagliacozzo su Corradino di Svevia nel 23 aprile 1268, Carlo d'Angiò assegnò Placanica 'al milite Egidio Appard', un cavaliere francese giunto in Italia al suo seguito il quale la lasciò in eredità al figlio Gualtiero fino al 1277. A partire da questi anni fino al 1328, Placanica fece parte della Diocesi di Gerace e, secondo la numerazione fiscale del 1276, contava 367 abitanti.
Nel 1280 risultano feudatari gli Arcadi, di cui Vincenzo fu chiamato 'nobilis vir' da re Carlo II d'Angiò; nel 1378 c'è Antonio Ruffo, conte di Catanzaro; nel 1427 ne era signore Enrico Ruffo; dal 1226 al 1453 fu signore di Placanica Geronimo Ruffo che sposò Ramondetta Centelles che, rimasta vedova, nel 1453 fu tutrice dei figli e sposò Colantonio Ruffo, capostipite dei duchi di Bagnara.
Dunque Placanica fu feudo delle famiglie Arcadi, Caracciolo, De Licandro, D'Aragona, D'Ayerbe, Passerelli e del Monastero di San Domenico di Soriano, dei Musitano, dai quali per matrimonio passò ai Clementi di San Luca. Il paese subì gravissimi danni a causa del terremoto del 1783, dopo del quale fu definitivamente abbandonato dalla comunità dei monaci Domenicani. I frati, oltre a rivestire un’importanza culturale e materiale per il paese, annoveravano tra le loro presenze l’illustre nome del filosofo Tommaso Campanella, il quale prese i voti nel convento placanichese e trovò rifugio nel 1599 nel convento di Titi mentre cercava di sfuggire alla condanna carceraria.
Con la dominazione francese fu emanata la legge del 19 gennaio 1807, con la quale ne fecero luogo, rendendo Placanica universitas, comunità poco più che rurale ma con usi e usanze civiche conformi alle leggi dello Stato, nel governo di Stilo.
L'1 maggio 1816, sotto i Borboni, Placanica passò nella giurisdizione del comando di Castelvetere, poi di Caulonia, per poi essere trasferita dalla provincia di Catanzaro a quella di Reggio Calabria allora istituita.La storia
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